In questi giorni pare che Facebook abbia vinto il confronto in aula con il Dipartimento della Giustizia Americana. Un giudice della Corte Distrettuale della California si è infatti espresso in favore del noto social network impedendo l’estorsione forzata delle intercettazioni dell’applicazione Messenger, di cui Facebook è proprietaria.
Facebook faccia a faccia col Governo Americano
Durante lo scorso mese, il Governo ha ripetutamente cercato di appropriarsi di determinate intercettazioni telefoniche gestite dalla piattaforma Messenger, con lo scopo di investigare sulla banda criminale transnazionale Mara Salvatrucha (chiamata in codice dall’FBI MS-13).
L’azienda di Zuckerberg ha però rifiutato più e più volte la collaborazione, asserendo che la legge non può essere applicata e chiamata in causa per reperire intercettazioni di chiamate avvenute via internet.
Il caso in questione ricorda molto quello avvenuto qualche tempo fa tra Apple e l’FBI, riguardante lo sblocco di un iPhone di un sospettato della strage di San Bernardino nel dicembre 2015. Apple infatti si rifiutò notoriamente di violare la privacy di uno dei suoi utenti, ed il CEO Tim Cook commentò la richiesta con le parole: “an unprecedented step which threatens the security of our customers.” Letteralmente:
“un passo senza precedenti che minaccia la sicurezza dei nostri clienti.”
Pare che le forze dell’ordine avrebbero ripetutamente richiesto a Facebook di decifrare le intercettazioni criptate in automatico dal sistema, violando apertamente la privacy dei propri utenti. Il rifiuto protratto del social network alle continue richieste del governo è stato fortemente appoggiato dal giudice della corte distrettuale. Nonostante queste informazioni siano pervenute alle maggiori testate d’informazione, il caso è ancora sotto sigillo e non sono stati ancora resi pubblici i documenti del provvedimento in favore di Facebook.
Non è certo la prima volta che il numero uno tra tutti i social network si caccia nei guai con la legge, eppure, a differenza di altre volte in cui si sarebbe macchiato della colpa di una mala gestione dei dati utente, in questa occasione sembra difendere a spada tratta i diritti dei suoi iscritti. Ma è davvero corretto osannare così tanto la privacy proprio quando si tratta di malviventi?
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