Dopo il recente annuncio da parte di Facebook, ove avvertiva i suoi utenti di una breccia nel sistema che ha causato l’hackeraggio di 50 milioni di account in tutto il mondo, l’azienda si vede costretta a fronteggiare direttamente la Commissione di Protezione Dati dell’Irlanda, il principale ente regolatore in Europa.
Facebook si caccia nei guai con la GDPR
Come ben sappiamo, la breccia nel sistema è stata individuata con certezza Martedì 25 settembre da Facebook, e l’azienda ha subito provveduto a creare un comunicato nella giornata di Venerdì 28 settembre, proprio prima dello scadere delle 72 ore consentite per legge.
Facebook però non si è fermata qui, ed ha anche inviato una serie di esposti ai vari commissari della privacy, così da permettere la possibile presentazione di cause per violazione della riservatezza dei dati utente. Il social network ha anche immediatamente cercato di rimediare alla falla resettando i token di accesso di tutti coloro sospettati di aver subito l’hacking dell’account, circa 90 milioni di iscritti.
Purtroppo, per la DPC irlandese ciò non è abbastanza. L’ente regolatore si aspetta una maggiore chiarezza da parte di Facebook riguardo alla faccenda, soprattutto in merito agli effettivi rischi incorsi dagli utenti e alla pronta identificazione di questi ultimi. Il social network infatti ancora non rende noti con certezza quanti e quali cittadini europei siano stati effettivamente coinvolti nell’attacco alla piattaforma.
L’azienda tuttavia, si dice pronta a collaborare strettamente con la DPC ed a rispondere prontamente ad ogni loro richiesta di ulteriori notizie, informandoli tempestivamente circa gli esiti delle investigazioni. Nonostante tutti questi sforzi da parte della società di Zuckerberg però, l’azienda rischia ugualmente di dover pagare una multa salatissima.
La DPC si appella infatti al GPDR (il nuovo regolamento generale sulla protezione dei dati aggiornato a maggio 2018). Con il nuovo regolamento invero, Facebook è imputabile del pagamento di una cifra del valore massimo di 1,63 miliardi di dollari, e questo per ora solamente in Europa.
Un problema di gestione interna alla base delle accuse
L’errore imputato al social network non sarebbe quindi tanto la gestione della falla in sé per sé, bensì riguarderebbe il modo e la sicurezza con cui Facebook gestisce l’immensa mole di dati privati degli utenti.
Alla base dell’imputazione quindi ci sarebbe la negligenza con cui il famoso social gestisce e protegge la privacy dei propri iscritti. Secondo la DPC difatti, Facebook dovrebbe spendere più risorse nella sicurezza e protezione dei dati, visto il grande bacino d’utenza che possiede.
In ogni caso staremo a vedere se Facebook riuscirà a cavarsela anche questa volta e soprattutto se riuscirà a riguadagnarsi la fiducia dell’opinione pubblica, soprattutto alla luce dei continui scandali in cui si ritrova a figurare. È pur vero che ultimamente l’attenzione nei confronti della privacy dei propri utenti è stata notevolmente aumentata, come recenti episodi ci permettono di capire.
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