Il fatto che alcune cose sfuggano inevitabilmente al nostro controllo da sempre paventa gli animi di coloro che, ritenendosi parte della specie preferita da Madre Natura, fanno un po’ la parte del rampollo viziato che non vuole stare al gioco. Fra questi incontrollabili fatti della vita, il tempo, che passando evidenzia la natura finita dell’essere umano, è sicuramente ai primi posti di un’ipotetica “top 5″ di cose che fanno davvero paura ed alle quali ognuno reagisce in modi diversi, ad esempio, non accettandolo.
Su questo fatto siamo spinti a riflettere dalla vicenda di un tale, Emile Ratelband, un signore olandese di 69 anni, che avrebbe chiesto al tribunale di Arnhem, in Olanda, di poter abbassare la sua età anagrafica. C’è da precisare che quest’uomo, nel suo paese, è un esperto di programmazione neuro-linguistica ed un motivatore personale, perciò tutta la faccenda potrebbe non essere altro che una provocazione sul piano filosofico o etico e sociale. Questo dato di certo sottrae fascino alla singolare questione oggetto della notizia, ma proviamo a seguire Ratelband nel suo ragionamento.
Le motivazioni di Ratelband
Il pensionato, ormai prossimo ai 70, ha fatto causa all’amministrazione locale per essersi visto rifiutare la richiesta di abbassare di ben 20 anni l’età riportata nei propri documenti spostando la sua data di nascita dall’anno 1949 al 1969. “Se hai 69 anni hai delle limitazioni. Su Tinder nessuno risponde appena rivelo la mia età, e non posso né comprare un’auto né una casa. Se avessi qualche anno in meno tutto sarebbe diverso” ha affermato. Quindi, in sostanza, le motivazioni che lo spingono ad affrontare questa diatriba legale sono identificabili non tanto nella volontà di rimorchiare ed acquistare determinati beni, quanto in quella di ingannare quel tempo che, per sua stessa definizione, non è che una convenzione. In tutto ciò il parere dei medici che lo hanno visitato gli da ragione, attestando la sua età biologica a circa 45 anni. In effetti basta vedere una sua foto per accorgersi che, obbiettivamente, quei quasi 70 anni se li porta davvero molto bene.
Ratelband, quindi, rivendica il diritto di poter modificare la propria età esattamente come si può fare con il proprio nome e cognome poiché un numero, secondo lui, non determina il posto di un individuo nella società. Al contrario, secondo lui gli elementi da considerare sono la salute, la lucidità mentale e la vitalità della persona. Forte della sua condizione fisica, l’olandese si è detto disposto anche a rinunciare alla propria pensione e a ritornare a lavoro. Questo simpatico “Peter Pan” della terza età , inoltre dice di sentirsi penalizzato a causa dei propri anni in tutta una serie di ambiti, da quello relazionale a quello lavorativo, e paragona la propria lotta quella dei movimenti LGBT contro la discriminazione. Ha affermato, infatti che “I transgender ora possono avere il loro genere cambiato nel loro certificato di nascita, e nello stesso spirito ci dovrebbe essere spazio per un cambio di età“. Questo ultimo dato avvalora di molto l’ipotesi della provocazione. Ma comunque, stando a quel che afferma, Ratelband si proporrebbe come il pioniere di un pensiero nuovo, come l’eroe di una conquista futura.
“Problemi pratici”
Il giudice della corte presso cui si è rivolto ha ammesso di provare una certa comprensione nei confronti di Ratelband perché effettivamente, un tempo, era impensabile l’idea di poter cambiare il proprio genere sui documenti di identità. Ciononostante la corte ha spiegato che ci sarebbero dei problemi pratici nel permettere alle persone di cambiare la loro data di nascita, poiché significherebbe la cancellazione legale di parte della loro vita. E se qualcuno in un dato periodo avesse commesso indicibili crimini, verrebbero cancellati anche quelli perché l’individuo non risultava nato? È agghiacciante uno scenario in cui qualcuno può macchiarsi di un delitto e poi risultare “pulito” di fronte allo stato, anni dopo, per aver potuto attestare di non essere nato all’epoca dei fatti. Insomma un futuro senza Cold Case nel pantheon delle serie TV americane. Comunque il tribunale è tenuto a emettere una sentenza scritta entro quattro settimane.
Ad ogni modo, che si tratti di una provocazione architettata da qualcuno che forse ci vede lungo, o che sia davvero la crisi esistenziale di un anziano che non vuole assolutamente rassegnarsi a guardare i cantieri, gli spunti di riflessione sono molti. Di certo la sensazione che prima o poi la società in cui ci siamo sentiti protagonisti ci metterà da parte è qualcosa di difficile da elaborare. Ci sono anche state epoche in cui invecchiare era un privilegio e gli anziani venivano trattati con riverenza in quanto considerati i saggi in antiche società precedenti alla nostra. Di anziani così, che non perdono lucidità e vigore, ce ne sono tanti anche oggi, ma a quanto pare non ci importa perché, in fin dei conti, “gli eroi son tutti giovani e belli“.
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