Una ricerca scientifica commissionata in USA dalla FDA (Food and Drugs Administration) e portata avanti dal National Toxicology Program, ha rivelato che le onde radio dei telefoni cellulari possono essere cancerogene. Tale affermazione, però, non è da considerarsi immediatamente applicabile agli essere umani.
I presupposti dello studio e i risultati ottenuti
Lo studio, che ha utilizzato dei topi, è inizato negli anni ’90, sono state coinvolte più di 3.000 cavie ed è costato circa 30 milioni di dollari. Le cavie sono state esposte a una quantità di radiazione molto più elevata rispetto a quanto succede in circostanzi reali agli essere umani, si è arrivati a 4 volte il limite consentito. Le radiazioni utilizzate sono quelle con frequenza di 900 MHz, tipiche di protocolli GSM e 3G, che adesso sono state sostituite dalle tecnologie 4G e 5G che operano a frequenze molto più alte che penetrano meno il corpo umano. Inoltre, le radiazioni sono state emanate in tutto il corpo dei topi, mentre negli essere umani sono localizzate solo ad alcune parti precise del corpo.
Prima di procedere allo snocciolamento dei dati venuti fuori dal test, è bene sottolineare come esistano 4 livelli di evidenze: “chiare”, “qualche”, “ambigua” e “nessuna”, dove “chiare” è il livello più alto e “nessuna” il più basso.
I risultati venuti fuori dallo studio evidenziano come nei ratti maschi l’incidenza di tumori al cervello, al cuore e alla ghiandola surrenale sia aumentata rispetto al gruppo di controllo. Le evidenze sono state definite “chiare” solo per i tumori al cuore; per quanto riguarda cervello e ghiandole surrenali, c’era solo “qualche” evidenza.
Per le cavie femmina tutte le evidenze sono “ambigue” sia per ratti che per i topi; “ambigue” anche per i topi maschi. I ratti sono stati esposti alle radiazioni fin da quando erano nell’utero, mentre i topi dalla quinta settimana.
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